VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

28 apr 2024

22 aprile, Giornata Internazionale della Madre Terra

Non son più re, son dio!

Bisogna rimettere ordine. Credendolo morto, le due figlie si contendono la corona. Ma Nabucodonosor non è morto: “S’oda or me. Babilonesi, getto a terra il vostro dio. Cadde a terra il vostro, stolti ebrei, combattendo contro me. V’è un sol nume, il vostro re!”. E nel mezzo di tanta confusione, di fronte a Fenena, la figlia che gli dichiara d’essere addirittura diventata ebrea: “Giù, pròstrati – grida – non son più re, son dio!”. Nota il librettista: rumoreggia il tuono, un fulmine scoppia sul capo del re; Nabucco atterrito sente strapparsi la corona da una forza soprannaturale; la follia appare in tutti i suoi lineamenti.[1] Da questo momento la sicurezza, la potenza, l’orgoglio di conquistatore del mondo cedono il posto alla follia. Siamo nel VI sec. a.C. Nel 597 aveva preso Gerusalemme e deportato a Babilonia il popolo ebraico.

 

Questa storia m’è tornata in mente quando ho pensato al 22 aprile, la Giornata Internazionale della Madre Terra. Non è in fondo questa anche la storia di noi sapiens nel rapporto con il nostro pianeta? Per millenni ci siamo definiti re, sul trono dell’ultimo gradino dell’evoluzione, i più intelligenti tra tutti i suoi figli. E ora siamo arrivati a comportarci come fossimo dio. Padroni della vita e della morte. Di ogni vivente. E non vogliamo vedere che la terra si ribella: rumoreggia il tuono, un fulmine scoppia sul nostro capo, e la corona di cui ci siamo impadroniti ci viene strappata dalle forze della natura. Eventi climatici estremi si moltiplicano, e arrivano sempre più frequenti. Improvvisi e istantanei, come alluvioni o nubifragi, accanto a situazioni che si consolidano nel tempo e conquistano sempre più spazio, come la siccità o la desertificazione. Cambiamento climatico chiamiamo tutto questo. Il 2023 è stato l’anno più caldo dal 1850 ad oggi. E il mese appena finito il marzo più caldo.

Attenti a non lasciarci ingannare dal freddo di questi giorni: clima e meteo sono due cose diverse. Il meteo ci parla del tempo di oggi o di domani, pioggia o sole o vento, caldo o freddo; il clima, invece, ci mette di fronte all’insieme delle condizioni atmosferiche osservate in lunghi periodi di tempo e in ambiti territoriali diversi. E questa è la prima osservazione. Ma ce n’è anche un’altra, la velocità. Sempre, nella storia del pianeta, si sono susseguite epoche più calde o più fredde. Ma il tempo in cui le variazioni climatiche si concretizzavano si misurava in migliaia o addirittura di milioni di anni. Oggi, invece, variazioni significative si concretizzano in poche decine d’anni. Ed è questo che dovrebbe preoccuparci e farci porre seriamente il problema: in soli centocinquant’anni la temperatura media è aumentata di 1,48 gradi.

Abbiamo dovuto inventare anche una nuova parola per indicare l’epoca che stiamo vivendo. Antropocène (da ànthropos uomo e kainòs recente) la chiamiamo. Sta ad indicare che l’ambiente, nelle sue caratteristiche fisiche chimiche e biologiche, è fortemente condizionato dagli effetti dell’attività umana.

 

Due, infatti, sono le strade su cui siamo incamminati. La prima, l’inquinamento, atmosferico (con l'aumento delle concentrazioni di anidride carbonica e metano), e ambientale (si pensi anche solo alla plastica con cui invadiamo i mari e la terra, e che in nanoframmenti è già arrivata nei nostri piatti). L’altra, lo sfruttamento delle risorse, anch’esso al di là dei limiti che la terra può tollerare. Il 25 luglio quest’anno raggiungeremo il giorno dell’esaurimento del pianeta (earth overshoot day). In un anno ci siamo mangiati altri otto giorni: nel 2023 era il 2 agosto. Nella nostra Italia arriveremo anche prima, il prossimo 19 maggio.

Un pensiero particolare, poi, dobbiamo al quanto inquinamento e al quanto sfruttamento delle risorse stiamo potenziando con le guerre che coltiviamo e verso le quali rischiamo di porci ormai con sufficiente rassegnazione. O indifferenza. O addirittura complicità, quando continuiamo ad ingannarci parlando di una presunta vittoria da raggiungere sul nemico.

Ecco perché abbiamo bisogno della Giornata Internazionale della Madre Terra. Quest’anno tema della giornata è Planet vs Plastic, il pianeta e la plastica. L’obiettivo è 60x40: una riduzione del 60% della produzione di plastica entro il 2040. Per arrivare a costruire un mondo senza plastica per le future generazioni.

 

Allora… re o dio? Vista anche l’esperienza di Nabucco, e ponendoci in ascolto della ribellione del pianeta nei nostri confronti, conviene tornare sulla terra, mi pare: non porta bene… farci dio. E re? Scrive Gibran: Io non detesto i re; governino pure gli uomini, ma a patto che siano più saggi degli uomini. Sì, facciamo pure i re, ma diamoci da fare per recuperare quella saggezza, che significa saper rispettare e amministrare le risorse del pianeta, che con il titolo di sapiens diciamo di possedere.

 

[1] Verdi e Solera, Nabucco, 1842