Da quando usiamo la parola intelligenza per indicare le potenzialità del digitale, essa sta invadendo i tanti spazi d’ascolto e di riflessione. La cosiddetta intelligenza artificiale è argomento di discussione quasi quotidiano, facendoci oscillare tra fascino e meraviglia da una parte, e incubo o perfino terrore dall’altra. Ma è su un’altra intelligenza che oggi voglio riflettere con voi. E lo facciamo partendo da una domanda, nata tra amici, proprio uno di questi giorni: chi è più intelligente, il virus o homo sapiens?
È più intelligente il virus, io sostenevo, lui infatti sa conservarsi in vita e moltiplicarsi. Per vivere ha bisogno di agganciarsi ad una cellula vivente. La cerca, e appena trovata, si accomoda. Poi subito si attiva per moltiplicarsi. Se l’animale presso cui si è insediato dovesse morire, o addirittura la sua specie estinguersi, ne cerca un altro e si adatta al nuovo ospite. Così ha fatto l’ultimo che abbiamo conosciuto e che ci ha rinchiusi in casa per mesi, così ogni anno fanno i virus influenzali, e così i mille altri che la nostra specie nel tempo ha incontrato. Il virus non ha bisogno di modificare l’ambiente in cui vive, lui si adatta. E prospera. Non è così dal nostro punto di vista, soprattutto quando viene a danneggiare il nostro equilibrio, la nostra salute, ma dal suo le cose vanno alla grande.
Ma come fai a sostenere un’idea del genere? Mi obiettano. Hai parlato di Covid, pensa anche solo al fatto che in pochi mesi siamo riusciti a costruire vaccini così potenti da tenerlo a bada. Fino a renderlo praticamente innocuo, salvo qualche piccolo fastidio ora quando ne siamo assaliti. Pensa a tutta la storia dei vaccini, quante malattie abbiamo vinto, di quante rimane appena il ricordo. Vaiolo, polio e mille altre. E le elimineremo completamente non appena riusciremo a estendere le vaccinazioni a tutta la popolazione mondiale. Guarda la scienza che siamo stati capaci di sviluppare, le conoscenze, le scoperte che l’uomo ha fatto e continua a fare giorno dopo giorno. Pensa a tutta la tecnologia, i computer, l’intelligenza artificiale, l’energia nucleare. Andiamo sulla luna, possiamo comunicare da una parte all’altra della terra in tempo reale. In duemila anni abbiamo raddoppiato l’età media: dai quarantacinque di duemila anni fa, oggi superiamo gli ottanta. Non è intelligenza questa? E non riuscivo a fermarli, tanto era l’entusiasmo con cui elogiavano l’intelligenza umana.
Come dar loro torto? Direte. Sì, da una parte. Ma adesso proviamo fare qualche altra osservazione. Lo so, stiamo dando significati diversi alla parola intelligenza. Mentre loro guardano la capacità di produrre il pensiero, il linguaggio, e tutto quanto questo porta con sé, studi ricerche scoperte invenzioni, io la guardo come la capacità di essere fedele alla prima regola di un vivente, vivere e assicurare la sopravvivenza della specie. Il virus conosce questa legge fondamentale. E la rispetta. E homo sapiens? Qualche dubbio, credo, lo dovremmo coltivare. Guardiamo, oggi, solo due aspetti.
La guerra. È dalla preistoria che non smettiamo di vivere in sua compagnia. Fino ai giorni nostri. In cui le più sofisticate tecnologie, orgoglio dell’intelligenza umana, le mettiamo a servizio della morte. 170 sono i conflitti che stiamo tenendo aperti nel mondo, tra guerre vere e proprie e altri, più ridotti geograficamente, ma comunque armati. E non la smettiamo di ucciderci a vicenda. Con quale scopo poi… È intelligenza questa?
L’ambiente. Oggi, in pieno antropocene, continuiamo imperterriti l’opera d’inquinamento. Il pianeta ne soffre. Anche se lui sopravviverà: sessanta milioni d’anni fa, con la morte dei dinosauri, la vita sembrava scomparsa dalla terra; poi, però, pian piano lei ha ritrovato il suo equilibrio. Sì, la terra ci sopravviverà. Sta male, è vero, ma non sarà la morte per lei. La morte, invece, attende la nostra specie, e tanti altri nostri coinquilini, se non cambieremo rotta. Ma anziché rimboccarci le maniche e attivare i necessari aggiustamenti, continuiamo a guardare con occhio miope. Questi giorni sulle nostre strade marciano i trattori… Guardiamo qualche dato. Il 37% delle emissioni inquinanti viene dagli attuali sistemi alimentari; il 70% del suolo europeo è degradato, causa zootecnia e agricoltura intensive, con sovrabbondanza di concimi e fitofarmaci; abbiamo progettato un primo recupero del 4% di suolo nell’UE per muoverci verso un’agricoltura di tipo rigenerativo (Green deal), ma i governi, nazionali e sovranazionali, non lo prendono sul serio. Nel mondo produciamo alimenti sufficienti per 12miliardi di persone, e ne siamo solo 8; sprechiamo il 30% del cibo che produciamo; intanto 800milioni di persone, una su dieci, non hanno il necessario per vivere. E qui mi fermo. È intelligenza questa?
No, amici miei, è più intelligente… il virus. Da lui, e dai suoi simili, abbiamo molto da imparare.