VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

10 set 2023

Di fronte agli episodi di stupro e di violenza

Uomo, dove sei?

Non ci facciamo bella figura questi giorni noi uomini, con le pagine di cronaca che ci vedono protagonisti. Palermo, in sette violentano una ragazza di 19 anni. E migliaia di accessi sui social alla caccia del filmato: “Se qualcuno ce l’ha, pago bene” si affrettano a dichiarare. Caivano, due ragazzine di 10 e 12 anni picchiate e violentate per alcuni mesi. Anche qui protagonisti dei ragazzi. Una quindicina, sembra. Il tutto ancora una volta filmato, come a documentare un gesto eroico. Firenze, O me la dài o me la prendo. Ci credereste ad una genialità del genere? Sì, diceva proprio così un cartello al Blanco Beach Bar. Con i titolari che si sono affrettati a scusarsi, sostenendo anche che la scritta è stata fraintesa. Come quei politici che prima la sparano, poi piagnucolano e lamentano il solito fraintendimento. E quasi a coronare tanto onore al merito maschile, il ministro di turno, con la soluzione: “Presto in discussione, e spero approvata, la proposta di legge della Lega per la sperimentazione anche in Italia della castrazione chimica per stupratori e pedofili”. Salvo poi arrivare, in questa in-gloriosa pagina, l’uomo con le stellette: “Se questa è l’era dei diritti, allora rivendico a gran voce anche il diritto all’odio e al disprezzo e a poterli manifestare liberamente nei toni e nelle maniere dovute”. Chiaro residuo di un machismo da forze armate d’altri tempi.

Hai messo insieme troppe cose, direte, per di più eterogenee. No, osservate bene. Dai ragazzi che si sentono uomini violentando un’amica o addirittura delle bambine, ostentando poi il filmato, diventato merce di scambio; al ministro che risolve il problema sbandierando la castrazione; o all’ufficiale il cui pensiero si sviluppa in una logica di suprematismo da rivendicare: noi siamo noi, e loro – omosessuali, neri, immigrati... donne! – sono gli altri. La stessa logica. Fascismo eterno, direbbe Umberto Eco.

 

Guardo questi ragazzi, capaci di distruggere con tanta leggerezza la vita di un’amica o di una bambina, e mi chiedo dove sono i padri. Sì, i padri, uomini adulti. Quaranta, cinquantenni. Uomini nel pieno delle energie, fisiche e mentali.

Proviamo a chiederci, noi uomini, come abbiamo reagito a quanto hanno fatto questi ragazzi. Quali emozioni risuonano in noi. Noi, padri, siamo il modello maschile con cui i figli si misurano. Nel bene e nel male. Non che se un figlio violenta un’amica significa che anche il padre lo fa, o l’ha fatto. No. Nel senso, piuttosto, di quali valori questo figlio respira in casa. Quindi coltiva dentro di sé. Cosa significa per lui essere un uomo. Cos’è una relazione d’amicizia. Dove colloca, nel suo pensiero e nella vita d’ogni giorno, la compagna con cui condivide la scuola o lo studio o il tempo libero. Quale modello, nel rapporto tra uomini e donne, ha interiorizzato. O, meglio, quale modello abbiamo cercato o stiamo cercando di proporgli. Cosa vede e cosa vive in casa, cosa vi respira nella relazione tra i genitori. Tra padre e madre. Marito e moglie. Rispetto, attenzione, condivisione; prevaricazione, superiorità, violenza. E con lui? Attenzione, ascolto, vicinanza affettiva; poco interesse, distanza, tanto... ci pensa la madre! Come ci pensava lei quando, bambino, doveva portarlo dal pediatra.

Chiediamoci anche come ci rapportiamo noi uomini adulti con le colleghe di lavoro, con le amiche di famiglia. Con le donne. E quel cartello di Firenze O me la dài o me la prendo come risuona dentro di me? E quel solito in fondo se l’è cercata, quando si tratta di una donna violentata, non sarà che appartiene anche al mio pensiero? Incorniciato e ben sostenuto da: chi sa come andava vestita, poteva fare a meno di uscire con tutti quei ragazzi, ubriacarsi poi, o addirittura imbottirsi di roba. Poi adesso li vuole pure denunciare: poteva pensarci prima, no?

Proviamo a chiedercelo come suonano questi pensieri dentro di noi. Uomini, maschi. Perché ogni padre è la cassa di risonanza per suo figlio. È il primo maestro di mascolinità: per tutti noi diventare uomini significa misurarci con l’immagine di nostro padre. Poi, certo, tutti abbiamo la possibilità di correggere e integrare quanto abbiamo appreso in famiglia, ma come una sorta di lingua-madre, il modello interiorizzato dai genitori rimane alla radice. Non sarà che l’uomo-cacciatore e la donna-preda dicono ancora la legge del nostro pensiero?

Sei ancora quello della pietra e della fionda, uomo del mio tempo, cantava Quasimodo. Riusciremo ad andare oltre?

 

Un raggio di luce dal nostro Presidente: “Ecco come nasce la nostra Costituzione: con l’amicizia come risorsa a cui attingere, per superare insieme le barriere e gli ostacoli, per esprimere insieme la nostra stessa umanità. Per superare, per espellere l’odio come misura dei rapporti umani”.

Uomo (maschio) del XXI secolo, dove sei?