VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

14 mag 2023

Tra fiere della maternità e spargitori di gameti

Desiderio di un bambino

Non commettere atti che non siano puri
Cioè non disperdere il seme
Feconda una donna ogni volta che l’ami
Così sarai uomo di fede [...]
cantava De Andrè.[1]

Ma qui né amore né fede. C’è solo il seme. Disperso per il mondo. Cos’altro ci sia è tutto da scoprire. Sulla stampa di questi giorni è apparso Jonathan, quarantunenne musicista olandese, che in quindici anni avrebbe ceduto i suoi gameti a numerose cliniche oltre che a clienti privati attraverso la rete. Sarebbero nati oltre 550 figli con il suo seme. Cinque anni fa l’aveva denunciato una donna, incinta con il suo materiale biologico, quand’era venuta a conoscenza che già più di cento bambini erano stati concepiti da questo signore. L’autorità giudiziaria gli aveva impedito di donare ancora il suo seme e la Società olandese di ostetricia e ginecologia aveva chiesto che tutte le banche dello sperma e le cliniche smettessero di usare il suo materiale genetico. Ma lui ha continuato, in privato e all’estero.

Dov’è il problema? Tra gli oltre cinquecento figli dello stesso padre sparsi per il mondo non è escluso che due, o anche più, di questi possano incontrarsi, innamorarsi e decidere di fare famiglia. Senza sapere di essere fratelli. Un incesto biologico è a rischio di salute per il bambino che nasce, sia come impoverimento genetico sia come possibile potenziamento di malattie geneticamente trasmissibili. Difficile comprendere cosa possa portare una persona a voler perpetuare se stesso (!?) in un modo così inumano. Inumano sì, perché spargere per il mondo figli biologici, ignorati poi sul piano affettivo e senza la minima assunzione di responsabilità, può essere solo di specie che, prive di una coscienza, dipendono passivamente dal solo istinto naturale. Com’è, a quanto siamo in grado di conoscere, di tante specie animali.

 

Un altro fatto, sempre di questi giorni. Nei prossimi 20 e 21 maggio si aprirà a Milano Wish for a baby (Desiderio di un bambino). Una sorta di fiera della maternità in provetta. Evento internazionale che offre servizi per chi cerca un figlio in laboratorio. Con pratiche mediche, donazioni di gameti, viaggi all'estero, tecniche di procreazione assistita sempre più sofisticate. Già due anni fa s’era tenuta a Parigi. Stesso titolo, Désir d’enfant.[2]

Scrivono gli organizzatori: «Sia che abbiate appena iniziato il vostro viaggio verso il diventare genitore, sia che sentiate di avere utilizzato ogni possibilità [...], nel nostro evento Wish for a Baby potrete incontrare gratuitamente i migliori esperti di fertilità di tutto il mondo [...]. Un vero luogo di scambio e condivisione, Wish for a Baby ti offre l’opportunità di incontrare personalmente, in un ambiente discreto e sicuro, i principali attori globali della fertilità, medici ed esperti in medicina di talento, associazioni, ecc. con i quali scoprirai le diverse opzioni di trattamento disponibili nel mondo e una vasta gamma di soluzioni naturali, mediche e personalizzate». Il tutto con biglietti gratuiti a disposizione. Che si raccomanda di prenotare quanto prima perché i posti sono limitati.

Non se ne parla esplicitamente, perché pratica vietata in Italia (e in altri paesi europei), ma gli osservatori danno per certo che anche di maternità surrogata ci sarà una discreta offerta: a chi rivolgersi, dove andare, quali costi, quali servizi e a quali condizioni. Verso quale paese piuttosto che un altro sia più conveniente orientarsi.

 

Certo una cosa colpisce. Che il desiderio di un figlio abbia valore e debba essere coltivato solo parlando di genitorialità biologica. Fecondazione omologa (ovulo e spermatozoo della coppia) o eterologa (l’uno o l’altro o entrambi, presi da donatori esterni alla coppia scegliendo su cataloghi del settore) o addirittura arrivando a maternità surrogata o utero in affitto. Ho letto di utero in affido “una donna mette al mondo un bambino e lo affida ad una coppia che lo desiderava”. La situazione non cambia: un bambino non è un oggetto da dare o prendere a seconda dei progetti di noi adulti. Un bambino è una persona.

Mi chiedo perché, se il tema è desiderio di un bambino (da parte degli adulti), non si parla anche di adozione. Perfino di affido familiare. Noi adulti abbiamo bisogno d’imparare a coniugare le parole desiderio di un bambino anche nel senso di desiderio che ha un bambino. Che è desiderio di vivere in una famiglia. D’incontrare dei genitori che si prendano cura di lui. Anche quando chi l’ha messo al mondo non è in grado di crescerlo.

Per essere genitori non è sufficiente che ci nasca un figlio dai nostri gameti. Genitori lo diventiamo quando, accogliendo e rispettando il suo desiderio, di un figlio sappiamo prenderci cura.

 

 

[1] Il testamento di Tito, 1970

[2] Alla fiera dei bambini 2021