VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

7 mag 2023

[Per la rubrica Appunti Pastorali]

Ci siamo persi Giuseppe Un viaggio nella famiglia di Nazareth

Questo pezzo non fa parte de La mente e l'anima
ma è scritto in dialogo con la rubrica Appunti Pastorali

 

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Se un insegnante vi dice che ha parlato con la famiglia di un alunno, state certi che l’incontro, nove su dieci, è stato solo con la mamma. Se parlate con uno psicologo che incontra un bambino, con altrettanta certezza potete scommettere che suo riferimento prevalente è la madre. Tutta la psicologia dell’infanzia s’è sviluppata intorno alla coppia madre-bambino. Lo sguardo sul padre, e il parallelo sguardo sul marito-compagno della donna, è acquisizione molto recente. È di tutta la nostra tradizione culturale, del resto, che i figli sono figli-della-mamma. Il padre... lavora!

Il 1° maggio abbiamo ricordato San Giuseppe, patrono di chi lavora. Ecco, incontrandosi, psicologia e religione si chiedono: se pensiamo alla famiglia di Nazareth, non continuiamo anche lì a guardare Gesù solo come figlio-della-mamma, dimenticando completamente Giuseppe, suo padre?

 

Della gran parte della vita di Gesù non sappiamo niente. È sui trent’anni che dà inizio al suo insegnamento, e cosa abbia fatto prima, dove sia vissuto, con chi, quali ambienti abbia frequentato, nulla ci dicono i Vangeli. Né a parlarcene ci sono altre fonti. Ricerche diverse, spesso fantasie, sono state costruite. S’è scritto di viaggi esotici, di anni che avrebbe vissuto in India o in Tibet, frequentato lama o monasteri buddisti. Ma a nessuna possiamo dare valore storico, inteso nel senso che oggi attribuiamo a questa parola. Neanche i primi seguaci di Gesù, del resto, quelli che l’hanno solo incontrato o addirittura frequentato a lungo, come le discepole e i discepoli, ci hanno trasmesso informazioni. Il figlio del carpentiere dice Matteo, o il carpentiere (gr. tèkton) egli stesso, scrive Marco. Neppure dalle comunità dei primi secoli ci sono pervenute informazioni che possano soddisfare la nostra curiosità. Molto verosimile che i suoi trent’anni li abbia vissuti a Nazareth, in famiglia. Con Maria e Giuseppe, i fratelli e le sorelle.[1] Quelle poche pagine dei Vangeli che ci parlano della sua infanzia ce lo presentano sempre con entrambi i genitori: a Gerusalemme ai dodici anni, alla presentazione al tempio ai quaranta giorni, a Betlemme alla nascita.

Poi il padre scompare. Eppure per la cultura del tempo, grande è la sua importanza nella crescita di un figlio maschio. All’ingresso alla sinagoga, tredicenne, nel Bar Mitzvah (Figlio del precetto) è il padre che guida il figlio. Al padre è affidata la sua educazione. Anche il lavoro passa di padre in figlio: il figlio del carpentiere fa il carpentiere, infatti. Che fine ha fatto, allora, questo carpentiere?

Nei Vangeli non abbiamo più notizie. Giovanni costruisce tutto un racconto su un pranzo di matrimonio in cui insieme a Gesù e alcuni discepoli mette anche sua madre: racconto nella cui simbologia, però, non sente il bisogno d’inserire il padre. Non solo, a conclusione scrive: discese a Cafarnao insieme con sua madre, i fratelli e i suoi discepoli.[2] Così quando Marco ci dice che i suoi vanno a prenderlo, convinti che stia esagerando, nel timore che sia addirittura fuori di testa (gr. exèste), con i fratelli c’è la madre. Non c’è il padre, eppure sarebbe stato proprio suo il compito di riportare il figlio, maschio, sulla strada giusta.[3] Che sia già morto? Non lo troveremo infatti neppure sul Calvario.

Gli evangelisti l’hanno dimenticato? No, è che i cosiddetti Vangeli dell’infanzia, i primi due capitoli sia di Luca sia di Matteo, non appartengono al testo originario: sono stati aggiunti in seguito, agli inizi del II sec. E in Marco e Giovanni Gesù lo incontriamo già adulto. Non era significativo, nella proclamazione dei suoi insegnamenti, quanto apparteneva alla sua storia personale. Né Paolo nella sua predicazione né gli altri, Pietro o Giacomo o Filippo, parlano mai della sua famiglia.

È in seguito, nei secoli III e IV, che inizia una sorta di idealizzazione di Maria. Fino ad arrivare a Nicea, primo Concilio nel 431, che la definisce Madre di Dio (theotòkos). Ma di Giuseppe neppure l’ombra. Quasi che parlare di lui, di un padre accanto alla madre, potesse diventare fonte di con-fusione con l’immagine del Padre-del-Cielo che Gesù è venuto a farci conoscere.

 

Quando certa religiosità oggi continua a presentare la famiglia di Nazareth, la Sacra Famiglia, come l’ideale per le nostre famiglie, non rischiamo di perpetuare un modello in cui il figlio è della mamma e il babbo un accessorio, sia pur utile, ma sempre accessorio? A mio parere dovremmo iniziare a chiederci come recuperare la figura di Giuseppe, padre e educatore di Gesù. Eviteremmo due potenziali pericoli, radicati in secoli di tradizione. Il primo per la nostra religiosità. Una sorta di divinizzazione di Maria, posta, in certe predicazioni (d’esempio su tutte, Radio Maria), sullo stesso piano di Dio: da una parte Dio, padre, e accanto Maria, madre. In aperta contraddizione con tutta la Bibbia che ci parla di Dio padre-e-madre. L’altro per le relazioni nelle nostre famiglie. Continuiamo ad offrire come modello una famiglia in cui chi conta per i figli è solo la madre. E il padre un accessorio. Utile sì, magari anche necessario, ma pur sempre... un accessorio.

 

La psicologia, finalmente, inizia ad intravvedere che madre e padre sono sullo stesso piano. Entrambi importanti. Necessari. E interdipendenti. Potrà anche la religione incamminarsi su questa strada? Mi chiedo perché ogni volta che sentiamo Maria, donna di fede, al nostro fianco, non facciamo lo stesso anche con Giuseppe, suo marito, che con lei ha condiviso cura e preoccupazioni nella famiglia di Nazareth. Riscoprendoli oggi madre e padre nella famiglia-chiesa.

Un passo verso... la pari dignità. Che è la verità della vita umana. Che ne dite?

 

 

[1] Mt 13,55; Mc 6,3

[2] Gv 2,1-12

[3] Cfr. Mc 3,21.32

 

 

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Altre riflessioni e domande per approfondire sulla famiglia di Nazareth: Tra scienza e fede 2018 (sono tre pezzi consecutivi),  Nazareth, una famiglia da ritrovare 2023