VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

17 set 2023

L’esercito entra nella nostra scuola

Bambini... al fronte?

L’esclusiva collezione zaini esercito per sentirsi sempre in missione. Così un’azienda, in collaborazione con il marchio esercito, lancia sul mercato una linea di zaini per la scuola e il tempo libero. Tre modelli: Folgore, Alpini, Esercito. Non posso non chiedermi quale sia il pensiero che sottende ad una scelta di questo genere. Dobbiamo entrare nell’ordine di idee che la guerra è nella normalità delle cose, quindi fin da bambini ci dobbiamo preparare? Per sentirsi sempre in missione, dicono. Quale missione?

Proprio questi giorni abbiamo ricordato gli ottant’anni dalla firma dell’armistizio con le forze Alleate e la fine del regime fascista che ci ha portati, da bravi guerrafondai, a spanderla per il mondo. Aveva dato vita all’Opera Nazionale Balilla il governo, quattro anni dopo la marcia su Roma, con lo scopo di curare l’educazione fisica e morale della gioventù. Figli della lupa, Balilla e Avanguardisti i tre sottogruppi in cui, in base all’età, erano organizzati bambini e ragazzi. La scuola doveva agevolare le sue iniziative e indurre gli alunni di tutte le età ad aderirvi.

Altra epoca, direte. Certo, altra epoca. Ma... medesimo pensiero di sottofondo? In un momento in cui la guerra è a due passi da casa e non riusciamo ad intravvedere vie d’uscita, che senso ha questa promozione delle forze armate nei confronti dei più piccoli? Il generale di cui si è occupata la stampa di questi ultimi giorni, che abbiamo anche noi incontrato la settimana scorsa, è un ex comandante della Folgore, la brigata firmataria di uno dei tre zaini. Ma quanto ci ha portato non è certo un insegnamento di ascolto e di tolleranza. Meno ancora di accoglienza e inclusione. Di suprematismo parlavamo, infatti. Con addirittura un’assurda rivendicazione del diritto all’odio e al disprezzo. È forse questa la formazione che la nuova classe dirigente si propone di dare alle giovani generazioni per gli anni in cui frequentano la scuola dell’obbligo e... del merito?

 

Non a caso, credo, le forze al governo hanno riesumato e coniugato in tutte le salse le parole patria e patrioti. Nazione piuttosto che Paese. Ma attenti a non dimenticare che anche la Patria è una creatura, scrive Lorenzo Milani, cioè qualcosa di meno di Dio, cioè un idolo se la si adora.[1]

Non abbiamo bisogno di soldatini pronti a imbracciare le armi per la patria. Di costruttori di pace abbiamo bisogno. E a costruire la pace si apprende da bambini. Come da bambini, purtroppo, s’impara la violenza. Piuttosto che a zaini della folgore o degli alpini per contenere libri e quaderni, è all’arcobaleno della pace che i nostri scolari e studenti hanno bisogno di apprendere a volgere lo sguardo. E non sottovalutiamo il messaggio subliminale che accompagna l’acquisto e l’utilizzo di questi zaini. Io sono della Folgore, io degli Alpini... saranno pensieri e parole che abiteranno e invaderanno la mente dei nostri bambini. Pensieri di pace?

 

Le Erinni perseguitano Oreste che ha ucciso sua madre per vendicare il padre Agamennone, da lei ucciso per vendicare la loro figlia, Ifigenia, che lui aveva sacrificato ad Artemide, per tener fede a un voto fatto al rientro da Troia. Una catena di vendette. Che si chiamano e si alimentano a vicenda.

Diritto, democrazia, libertà. Pace. Non sono parole. Chiedono la parola: è sulla parola che si fondano. Proprio come la guerra si fonda sulla non parola. Sul non ascolto. E la parola che viene meno lascia il posto alla violenza. Tra due persone che non si parlano, né si ascoltano, l’incontro diventa scontro. Tra due paesi che non sanno parlare subentrano le armi.

Le Erinni, dee della vendetta, diventeranno Eumenidi, benevole divinità della Giustizia. La forza della parola le trasforma.

 

L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli, dice la nostra Costituzione, e come mezzo di risoluzione delle controversie.[2] Ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie...

 

Quali zaini intendiamo consegnare ai nostri bambini e ai nostri giovani studenti? Non ci bastano l’Ucraina, la Siria e tutte le altre nazioni imprigionate nella guerra, popoli dove il posto del dialogo e della diplomazia l’hanno occupato le armi?

Non è difficile comprendere che ogni volta che facciamo ricorso all'uso della forza per risolvere una controversia è una sconfitta per l’umanità e un passo indietro verso la legge della giungla. Che bisogno avevamo di portare la Folgore, gli Alpini e l’Esercito a scuola? Avevano i nostri bambini bisogno di questi modelli per definire la loro appartenenza e costruire la loro identità di cittadini?

 

 

[1] L. Milani, Lettera ai giudici, 1965

[2] Costituzione della Repubblica Italiana, Art. 11